di et notte chiamando il vostro nome; et che' pie' non son fiaccati et lassi a seguir l'orme vostre in ogni parte perdendo inutilmente tanti passi; et onde vien l'enchiostro, onde le carte ch'i' vo empiendo di voi: se 'n cio fallassi, colpa d'Amor, non gia defecto d'arte. 75 I begli occhi ond'i' fui percosso in guisa ch'e' medesmi porian saldar la piaga, et non gia vertu d'erbe, o d'arte maga, o di pietra dal mar nostro divisa, m'anno la via si d'altro amor precisa, ch'un sol dolce penser l'anima appaga; et se la lingua di seguirlo e vaga, la scorta po, non ella, esser derisa. Questi son que' begli occhi che l'imprese del mio signor victoriose fanno in ogni parte, et piu sovra 'l mio fianco; questi son que' begli occhi che mi stanno sempre nel cor colle faville accese, per ch'io di lor parlando non mi stanco. 76 Amor con sue promesse lusingando mi ricondusse a la prigione antica, et die' le chiavi a quella mia nemica ch'anchor me di me stesso tene in bando. Non me n'avidi, lasso, se non quando fui in lor forza; et or con gran fatica (chi 'l credera perche giurando i' 'l dica?) in liberta ritorno sospirando. Et come vero pregioniero afflicto de le catene mie gran parte porto, e 'l cor ne gli occhi et ne la fronte o scritto. Quando sarai del mio colore accorto, dirai: S'i' guardo et giudico ben dritto, questi avea poco andare ad esser morto. 77 Per mirar Policleto a prova fiso con gli altri ch'ebber fama di quell'arte mill'anni, non vedrian la minor parte de la belta che m'ave il cor conquiso. Ma certo il mio Simon fu in paradiso (onde questa gentil donna si parte), ivi la vide, et la ritrasse in carte per far fede qua giu del suo bel viso. L'opra fu ben di quelle che nel cielo si ponno imaginar, non qui tra noi, ove le membra fanno a l'alma velo. Cortesia fe'; ne la potea far poi che fu disceso a provar caldo et gielo, et del mortal sentiron gli occchi suoi. 78 Quando giunse a Simon l'alto concetto ch'a mio nome gli pose in man lo stile, s'avesse dato a l'opera gentile colla figura voce ed intellecto, di sospir' molti mi sgombrava il petto, che cio ch'altri a piu caro, a me fan vile: pero che 'n vista ella si mostra humile promettendomi pace ne l'aspetto. Ma poi ch'i' vengo a ragionar co llei, benignamente assai par che m'ascolte, se risponder savesse a' detti miei. Pigmalion, quanto lodar ti dei de l'imagine tua, se mille volte n'avesti quel ch'i' sol una vorrei. 79 S'al principio risponde il fine e 'l mezzo del quartodecimo anno ch'io sospiro, piu non mi po scampar l'aura ne 'l rezzo, si crescer sento 'l mio ardente desiro. Amor, con cui pensier mai non amezzo, sotto 'l cui giogo gia mai non respiro, tal mi governa, ch'i' non son gia mezzo, per gli occhi ch'al mio mal si spesso giro. Cosi mancando vo di giorno in giorno, si chiusamente, ch'i' sol me n'accorgo et quella che guardando il cor mi strugge. A pena infin a qui l'anima scorgo, ne so quanto fia meco il mio soggiorno, che la morte s'appressa, e 'l viver fugge. 80 Chi e fermato di menar sua vita su per l'onde fallaci et per gli scogli scevro da morte con un picciol legno, non po molto lontan esser dal fine: pero sarrebbe da ritrarsi in porto mentre al governo anchor crede la vela. L'aura soave a cui governo et vela commisi entrando a l'amorosa vita et sperando venire a miglior porto, poi mi condusse in piu di mille scogli; et le cagion' del mio doglioso fine non pur d'intorno avea, ma dentro al legno. Chiuso gran tempo in questo cieco legno errai, senza levar occhio a la vela ch'anzi al mio di mi trasportava al fine; poi piacque a lui che mi produsse in vita chiamarme tanto indietro da li scogli ch'almen da lunge m'apparisse il porto. Come lume di notte in alcun porto vide mai d'alto mar nave ne legno se non gliel tolse o tempestate o scogli, cosi di su da la gomfiata vela vid'io le 'nsegne di quell'altra vita, et allor sospirai verso 'l mio fine. Non perch'io sia securo anchor del fine: che volendo col giorno esser a porto e gran viaggio in cosi poca vita; poi temo, che mi veggio in fraile legno, et piu che non vorrei piena la vela del vento che mi pinse in questi scogli. S'io esca vivo de' dubbiosi scogli, et arrive il mio exilio ad un bel fine, ch'i' sarei vago di voltar la vela, et l'anchore gittar in qualche porto! Se non ch'i' ardo come acceso legno, si m'e duro a lassar l'usata vita. Signor de la mia fine et de la vita, prima ch'i' fiacchi il legno tra gli scogli drizza a buon porto l'affannata vela. 81 Io son si stanco sotto 'l fascio antico de le mie colpe et de l'usanza ria ch'i' temo forte di mancar tra via, et di cader in man del mio nemico. Ben venne a dilivrarmi un grande amico per somma et ineffabil cortesia; poi volo fuor de la veduta mia, si ch'a mirarlo indarno m'affatico. Ma la sua voce anchor qua giu rimbomba: O voi che travagliate, ecco 'l camino; venite a me, se 'l passo altri non serra. Qual gratia, qual amore, o qual destino mi dara penne in guisa di colomba, ch'i' mi riposi, et levimi da terra? 82 Io non fu' d'amar voi lassato unquancho, madonna, ne saro mentre ch'io viva; ma d'odiar me medesmo giunto a riva, et del continuo lagrimar so' stancho; et voglio anzi un sepolcro bello et biancho, che 'l vostro nome a mio danno si scriva in alcun marmo, ove di spirto priva sia la mia carne, che po star seco ancho. Pero, s'un cor pien d'amorosa fede puo contentarve senza farne stracio, piacciavi omai di questo aver mercede. Se 'n altro modo cerca d'esser sacio, vostro sdegno erra, et non fia quel che crede: di che Amor et me stesso assai ringracio. 83 Se bianche non son prima ambe le tempie ch'a poco a poco par che 'l tempo mischi, securo non saro, bench'io m'arrischi talor ov'Amor l'arco tira et empie. Non temo gia che piu mi strazi o scempie, ne mi ritenga perch'anchor m'invischi, ne m'apra il cor perche di fuor l'incischi con sue saette velenose et empie. Lagrime omai da gli occhi uscir non ponno, ma di gire infin la sanno il viaggio, si ch'a pena fia mai ch'i' 'l passo chiuda. Ben mi po riscaldare il fiero raggio, non si ch'i' arda; et puo turbarmi il sonno, ma romper no, l'imagine aspra et cruda. 84 " Occhi piangete: accompagnate il core che di vostro fallir morte sostene. " " Cosi sempre facciamo; et ne convene lamentar piu l'altrui, che 'l nostro errore. " " Gia prima ebbe per voi l'entrata Amore, la onde anchor come in suo albergo vene. " " Noi gli aprimmo la via per quella spene che mosse d 'entro da colui che more. " " Non son, come a voi par, le ragion' pari: che pur voi foste ne la prima vista del vostro et del suo mal cotanto avari. " " Or questo e quel che piu ch'altro n'atrista, che' perfetti giudicii son si rari, et d'altrui colpa altrui biasmo s'acquista. " 85 Io amai sempre, et amo forte anchora, et son per amar piu di giorno in giorno quel dolce loco, ove piangendo torno spesse fiate, quando Amor m'accora. Et son fermo d'amare il tempo et l'ora ch'ogni vil cura mi levar d'intorno; et piu colei, lo cui bel viso adorno di ben far co' suoi exempli m'innamora. Ma chi penso veder mai tutti insieme per assalirmi il core, or quindi or quinci, questi dolci nemici, ch'i' tant'amo? Amor, con quanto sforzo oggi mi vinci! Et se non ch'al desio cresce la speme, i' cadrei morto, ove piu viver bramo. 86 Io avro sempre in odio la fenestra onde Amor m'avento gia mille strali, perch'alquanti di lor non fur mortali: ch'e bel morir, mentre la vita e dextra. Ma 'l sovrastar ne la pregion terrestra cagion m'e, lasso, d'infiniti mali; et piu mi duol che fien meco immortali, poi che l'alma dal cor non si scapestra. Misera, che devrebbe esser accorta per lunga experientia omai che 'l tempo non e chi 'ndietro volga, o chi l'affreni. Piu volte l'o con ta' parole scorta: Vattene, trista, che non va per tempo chi dopo lassa i suoi di piu sereni. 87 Si tosto come aven che l'arco scocchi, buon sagittario di lontan discerne qual colpo e da sprezzare, et qual d'averne fede ch'al destinato segno tocchi: similmente il colpo de' vostr'occhi, donna, sentiste a le mie parti interne dritto passare, onde conven ch'eterne lagrime per la piaga il cor trabocchi. Et certo son che voi diceste allora: Misero amante, a che vaghezza il mena? Ecco lo strale onde Amor vol che mora. Ora veggendo come 'l duol m'affrena, quel che mi fanno i miei nemici anchora non e per morte, ma per piu mia pena. 88 Poi che mia speme e lunga a venir troppo, et de la vita il trappassar si corto, vorreimi a miglior tempo esser accorto, per fuggir dietro piu che di galoppo; et fuggo anchor cosi debile et zoppo da l'un de' lati, ove 'l desio m'a storto: securo omai, ma pur nel viso porto segni ch'i'o presi a l'amoroso intoppo. Ond'io consiglio: Voi che siete in via, volgete i passi; et voi ch'Amore avampa, non v'indugiate su l'extremo ardore; che perch'io viva de mille un no scampa; era ben forte la nemica mia, et lei vid'io ferita in mezzo 'l core. 89 Fuggendo la pregione ove Amor m'ebbe molt'anni a far di me quel ch'a lui parve, donne mie, lungo fora a ricontarve quanto la nova liberta m'increbbe. Diceami il cor che per se non saprebbe viver un giorno; et poi tra via m'apparve quel traditore in si mentite larve che piu saggio di me inganato avrebbe. Onde piu volte sospirando indietro dissi: Ohime, il giogo et le catene e i ceppi eran piu dolci che l'andare sciolto. Misero me, che tardo il mio mal seppi; et con quanta faticha oggi mi spetro de l'errore, ov'io stesso m'era involto! 90 Erano i capei d'oro a l'aura sparsi che 'n mille dolci nodi gli avolgea, e l'vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch'or ne son si scarsi; e 'l viso di pietosi color' farsi, non so se vero o falso, mi parea: i' che l'esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di subito arsi? Non era l'andar suo cosa mortale, ma d'angelica forma; et le parole sonavan altro, che pur voce humana. Uno spirito celeste, un vivo sole fu quel ch'i'vidi: et se non fosse or tale, piagha per allentar d'arco non sana. 91 La bella donna che cotanto amavi subitamente s'e da noi partita, et per quel ch'io ne speri al ciel salita, si furon gli atti suoi dolci soavi. Tempo e da ricovrare ambo le chiavi del tuo cor, ch'ella possedeva in vita, et seguir lei per via dritta expedita: peso terren non sia piu che t'aggravi. Poi che se' sgombro de la maggior salma, l'altre puoi giuso agevolmente porre, sallendo quasi un pellegrino scarco. Ben vedi omai si come a morte corre ogni cosa creata, et quanto all'alma bisogna ir lieve al periglioso varco. 92 Piangete, donne, et con voi pianga Amore; piangete, amanti, per ciascun paese, poi ch'e morto collui che tutto intese in farvi, mentre visse, al mondo honore. Io per me prego il mio acerbo dolore, non sian da lui le lagrime contese, et mi sia di sospir' tanto cortese, quanto bisogna a disfogare il core. Piangan le rime anchor, piangano i versi, perche 'l nostro amoroso messer Cino novellamente s'e da noi partito. Pianga Pistoia, e i citadin perversi che perduto anno si dolce vicino; et rallegresi il cielo, ov'ello e gito. 93 Piu volte Amor m'avea gia detto: Scrivi, scrivi quel che vedesti in lettre d'oro, si come i miei seguaci discoloro, e 'n un momento gli fo morti et vivi. Un tempo fu che 'n te stesso 'l sentivi, volgare exemplo a l'amoroso choro; poi di man mi ti tolse altro lavoro; ma gia ti raggiuns'io mentre fuggivi. E se 'begli occhi, ond'io me ti mostrai et la dov'era il mio dolce ridutto quando ti ruppi al cor tanta durezza, mi rendon l'arco ch'ogni cosa spezza, forse non avrai sempre il viso asciutto: ch'i' mi pasco di lagrime, et tu 'l sai. 94 Quando giugne per gli occhi al cor profondo l'imagin donna, ogni altra indi si parte, et le vertu che l'anima comparte lascian le menbra, quasi immobil pondo. Et del primo miracolo il secondo nasce talor, che la scacciata parte da se stessa fuggendo arriva in parte che fa vendetta e 'l suo exilio giocondo. Quinci in duo volti un color morto appare, perche 'l vigor che vivi gli mostrava da nessun lato e piu la dove stava. Et di questo in quel di mi ricordava, ch'i' vidi duo amanti trasformare, et far qual io mi soglio in vista fare. 95 Cosi potess'io ben chiuder in versi i miei pensier', come nel cor gli chiudo, ch'animo al mondo non fu mai si crudo ch'i' non facessi per pieta dolersi. Ma voi, occhi beati, ond'io soffersi quel colpo, ove non valse elmo ne scudo, di for et dentro mi vedete ignudo, benche 'n lamenti il duol non si riversi. Poi che vostro vedere in me risplende, come raggio di sol traluce in vetro, basti dunque il desio senza ch'io dica. Lasso, non a Maria, non nocque a Pietro la fede, ch'a me sol tanto e nemica; et so ch'altri che voi nessun m'intende. 96 Io son de l'aspectar omai si vinto, et de la lunga guerra de' sospiri, ch'i' aggio in odio la speme e i desiri, ed ogni laccio ond'e 'l mio core avinto. Ma 'l bel viso leggiadro che depinto porto nel petto, et veggio ove ch'io miri, mi sforza; onde ne' primi empii martiri pur son contra mia voglia risospinto. Allor errai quando l'antica strada di liberta mi fu precisa et tolta, che mal si segue cio ch'agli occhi agrada; allor corse al suo mal libera et sciolta: ora a posta d'altrui conven che vada l'anima che pecco sol una volta. 97 Ahi bella liberta, come tu m'ai, partendoti da me, mostrato quale era 'l mio stato, quando il primo strale fece la piagha ond'io non guerro mai! Gli occhi invaghiro allor si de' lor guai, che 'l fren de la ragione ivi non vale, perch'anno a schifo ogni opera mortale: lasso, cosi da prima gli avezzai! Ne mi lece ascoltar chi non ragiona de la mia morte; et solo del suo nome vo empiendo l'aere, che si dolce sona. Amor in altra parte non mi sprona, ne i pie' sanno altra via, ne le man' come lodar si possa in carte altra persona. 98 Orso, al vostro destrier si po ben porre un fren, che di suo corso indietro il volga; ma 'l cor chi leghera, che non si sciolga, se brama honore, e 'l suo contrario abhorre? Non sospirate: a lui non si po torre suo pregio, perch'a voi l'andar si tolga; che, come fama publica divolga, egli e gia la, che null'altro il precorre. Basti che si ritrove in mezzo 'l campo al destinato di, sotto quell'arme che gli da il tempo, amor, vertute e 'l sangue, gridando: D'un gentil desire avampo col signor mio, che non po seguitarme, et del non esser qui si strugge et langue. 99 Poi che voi et io piu volte abbiam provato come 'l nostro sperar torna fallace, dietro a quel sommo ben che mai non spiace levate il core a piu felice stato. Questa vita terrena e quasi un prato, che 'l serpente tra' fiori et l'erba giace; et s'alcuna sua vista agli occhi piace, e per lassar piu l'animo invescato. Voi dunque, se cercate aver la mente anzi l'extremo di queta gia mai, seguite i pochi, et non la volgar gente. Ben si puo dire a me: Frate, tu vai mostrando altrui la via, dove sovente fosti smarrito, et or se' piu che mai. 100 Quella fenestra ove l'un sol si vede, quando a lui piace, et l'altro in su la nona; et quella dove l'aere freddo suona ne' brevi giorni, quando borrea 'l fiede; e 'l sasso, ove a' gran di pensosa siede madonna, et sola seco si ragiona, con quanti luoghi sua bella persona copri mai d'ombra, o disegno col piede; e 'l fiero passo ove m'agiunse Amore; e lla nova stagion che d'anno in anno mi rinfresca in quel di l'antiche piaghe; e 'l volto, et le parole che mi stanno altamente confitte in mezzo 'l core, fanno le luci mie di pianger vaghe. 101 Lasso, ben so che dolorose prede di noi fa quella ch'a nullo huom perdona, et che rapidamente n'abandona il mondo, et picciol tempo ne tien fede; veggio a molto languir poca mercede, et gia l'ultimo di nel cor mi tuona: per tutto questo Amor non mi spregiona, che l'usato tributo agli occhi chiede. So come i di, come i momenti et l'ore, ne portan gli anni; et non ricevo inganno, ma forza assai maggior che d'arti maghe. La voglia et la ragion combattuto anno sette et sette anni; et vincera il migliore, s'anime son qua giu del ben presaghe. 102 Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto li fece il don de l'onorata testa, celando l'allegrezza manifesta, pianse per gli occhi fuor si come e scritto; et Hanibal, quando a l'imperio afflitto vide farsi Fortuna si molesta, rise fra gente lagrimosa et mesta per isfogare il suo acerbo despitto. Et cosi aven che l'animo ciascuna sua passion sotto 'l contrario manto ricopre co la vista or chiara or bruna: pero, s'alcuna volta io rido o canto, facciol, perch'i' non o se non quest'una via da celare il mio angoscioso pianto. 103 Vinse Hanibal, et non seppe usar poi ben la vittoriosa sua ventura: pero, signor mio caro, aggiate cura, che similmente non avegna a voi. L'orsa, rabbiosa per gli orsacchi suoi, che trovaron di maggio aspra pastura, rode se dentro, e i denti et l'unghie endura per vendicar suoi danni sopra noi. Mentre 'l novo dolor dunque l'accora, non riponete l'onorata spada, anzi seguite la dove vi chiama vostra fortuna dritto per la strada che vi puo dar, dopo la morte anchora mille et mille anni, al mondo honor et fama. 104 L'aspectata vertu, che 'n voi fioriva quando Amor comincio darvi bataglia, produce or frutto, che quel fiore aguaglia, et che mia speme fa venire a riva. Pero mi dice il cor ch'io in carte scriva cosa, onde 'l vostro nome in pregio saglia, che 'n nulla parte si saldo s'intaglia per far di marmo una persona viva. Credete voi che Cesare o Marcello o Paolo od Affrican fossin cotali per incude gia mai ne per martello? Pandolfo mio, quest'opere son frali a ll lungo andar, ma 'l nostro studio e quello che fa per fama gli uomini immortali. 105 Mai non vo' piu cantar com'io soleva, ch'altri no m'intendeva, ond'ebbi scorno; et puossi in bel soggiorno esser molesto. Il sempre sospirar nulla releva; gia su per l'Alpi neva d'ogn' 'ntorno; et e gia presso al giorno: ond'io son desto. Un acto dolce honesto e gentil cosa; et in donna amorosa anchor m'aggrada, che 'n vista vada altera et disdegnosa, non superba et ritrosa: Amor regge suo imperio senza spada. Chi smarrita a la strada, torni indietro; chi non a albergo, posisi in sul verde; chi non a l'auro, o 'l perde, spenga la sete sua con un bel vetro. I'die' in guarda a san Pietro; or non piu, no: intendami chi po, ch'i' m'intend'io. Grave soma e un mal fio a mantenerlo: quando posso mi spetro, et sol mi sto. Fetonte odo che 'n Po cadde, et morio; et gia di la dal rio passato e 'l merlo: deh, venite a vederlo. Or i' non voglio: non e gioco uno scoglio in mezzo l'onde, e 'ntra le fronde il visco. Assai mi doglio quando un soverchio orgoglio molte vertuti in bella donna asconde. Alcun e che risponde a chi nol chiama; altri, chi 'il prega, si delegua et fugge; altri al ghiaccio si strugge; altri di et notte la sua morte brama. Proverbio "ama chi t'ama" e fatto antico. I' so ben quel ch'io dico: or lass'andare, che conven ch'altri impare a le sue spese. Un' humil donna grama un dolce amico. Mal si conosce il fico. A me pur pare senno a non cominciar tropp'alte imprese; et per ogni paese e bona stanza. L'infinita speranza occide altrui; et anch'io fui alcuna volta in danza. Quel poco che m'avanza fia chi nol schifi, s'i' 'l vo' dare a lui. I' mi fido in Colui che 'l mondo regge, et che' seguaci Suoi nel boscho alberga, che con pietosa verga mi meni a passo omai tra le Sue gregge. Forse ch'ogni uom che legge non s'intende; et la rete tal tende che non piglia; et chi troppo assotiglia si scavezza. Non fia zoppa la legge ov'altri attende. Per bene star si scende molte miglia. Tal par gran meraviglia, et poi si sprezza. Una chiusa bellezza e piu soave. Benedetta la chiave che s'avvolse al cor, et sciolse l'alma, et scossa l'ave di catena si grave, e 'nfiniti sospir' del mio sen tolse! La dove piu mi dolse, altri si dole, et dolendo adolcisse il mio dolore: ond'io ringratio Amore che piu nol sento, et e non men che suole. In silentio parole accorte et sagge, e 'l suon che mi sottragge ogni altra cura, et la pregione oscura ov'e 'l bel lume; le nocturne viole per le piagge, et le le fere selvagge entr'a le mura, et la dolce paura, e 'l bel costume, et di duo fonti un fiume in pace volto dov'io bramo, et raccolto ove che sia: Amor et Gelosia m'anno il cor tolto, e i segni del bel volto che mi conducon per piu piana via a la speranza mia, al fin degli affanni. O riposto mio bene, et quel che segue, or pace or guerra or triegue, mai non m'abbandonate in questi panni. De' passati miei danni piango et rido, perche molto mi fido in quel ch'i' odo. Del presente mi godo, et meglio aspetto, et vo contando gli anni, et taccio et grido. E 'n bel ramo m'annido, et in tal modo ch'i' ne ringratio et lodo il gran disdetto che l'indurato affecto alfine a vinto, et ne l'alma depinto "I sare' udito, et mostratone a dito", et anne extinto (tanto inanzi son pinto, ch'i' 'l pur diro) "Non fostu tant'ardito": chi m'a 'l fianco ferito, et chi 'l risalda, per cui nel cor via piu che 'n carta scrivo; chi mi fa morto et vivo, chi 'n un punto m'agghiaccia et mi riscalda. 106 Nova angeletta sovra l'ale accorta scese dal cielo in su la fresca riva, la 'nd'io passava sol per mio destino. Poi che senza compagna et senza scorta mi vide, un laccio che di seta ordiva tese fra l'erba, ond'e verde il camino. Allor fui preso; et non mi spiacque poi, si dolce lume uscia degli occhi suoi. 107 Non veggio ove scampar mi possa omai: si lunga guerra i begli occhi mi fanno, ch'i' temo, lasso, no 'l soverchio affanno distruga 'l cor che triegua non a mai. Fuggir vorrei; ma gli amorosi rai, che di et notte ne la mente stanno, risplendon si, ch'al quintodecimo anno m'abbaglian piu che 'l primo giorno assai; et l'imagine lor son si cosparte che volver non mi posso, ov'io non veggia o quella o simil indi accesa luce. Solo d'un lauro tal selva verdeggia che 'l mio adversario con mirabil arte vago fra i rami ovunque vuol m'adduce. 108 Aventuroso piu d'altro terreno, ov'Amor vidi gia fermar le piante ver' me volgendo quelle luci sante che fanno intorno a se l'aere sereno, prima poria per tempo venir meno un'imagine salda di diamante che l'atto dolce non mi stia davante del qual o la memoria e 'l cor si pieno: ne tante volte ti vedro gia mai ch'i' non m'inchini a ricercar de l'orme che 'l bel pie' fece in quel cortese giro. Ma se 'n cor valoroso Amor non dorme, prega, Sennuccio mio, quand 'l vedrai, di qualche lagrimetta, o d'un sospiro. 109 Lasso, quante fiate Amor m'assale, che fra la notte e 'l di son piu di mille, torno dov'arder vidi le faville che 'l foco del mio cor fanno immortale. Ivi m'acqueto; et son condotto a tale, ch'a nona, a vespro, a l'alba et a le squille le trovo nel pensier tanto tranquille che di null'altro mi rimembra o cale. L'aura soave che dal chiaro viso move col suon de le parole accorte per far dolce sereno ovunque spira, quasi un spirto gentil di paradiso sempre in quell'aere par che mi conforte, si che 'l cor lasso altrove non respira. 110 Persequendomi Amor al luogo usato, ristretto in guisa d'uom ch'aspetta guerra, che si provede, e i passi intorno serra, de' miei antichi pensier' mi stava armato. Volsimi, et vidi un'ombra che da lato stampava il sole, et riconobbi in terra quella che, se 'l giudicio mio non erra, era piu degna d'immortale stato. I' dicea fra mio cor: Perche paventi? Ma non fu prima dentro il penser giunto che i raggi, ov'io mi struggo, eran presenti. Come col balenar tona in un punto, cosi fu' io de' begli occhi lucenti et d'un dolce saluto inseme aggiunto. 111 La donna che 'l mio cor nel viso porta, la dove sol fra bei pensier' d'amore sedea, m'apparve; et io per farle honore mossi con fronte reverente et smorta. Tosto che del mio stato fussi accorta, a me si volse in si novo colore ch'avrebbe a Giove nel maggior furore tolto l'arme di mano, et l'ira morta. I' mi riscossi; et ella oltra, parlando, passo, che la parola i' non soffersi, ne 'l dolce sfavillar degli occhi suoi. Or mi ritrovo pien di si diversi piaceri, in quel saluto ripensando, che duol non sento, ne senti' ma' poi. 112 Sennuccio, i' vo' che sapi in qual manera tractato sono, et qual vita e la mia: ardomi et struggo anchor com'io solia; l'aura mi volve, et son pur quel ch'i'm'era. Qui tutta humile, et qui la vidi altera, or aspra, or piana, or dispietata, or pia; or vestirsi honestate, or leggiadria, or mansueta, or disdegnosa et fera. Qui canto dolcemente, et qui s'assise; qui si rivolse, et qui rattenne il passo; qui co' begli occhi mi trafisse il core; qui disse una parola, et qui sorrise; qui cangio 'l viso. In questi pensier', lasso, nocte et di tiemmi il signor nostro Amore. 113 Qui dove mezzo son, Sennuccio mio, (cosi ci foss'io intero, et voi contento), venni fuggendo la tempesta e 'l vento c'anno subito fatto il tempo rio. Qui son securo: et vo' vi dir perch'io non come soglio il folgorar pavento, et perche mitigato, nonche spento, nemicha trovo il mio ardente desio. Tosto che giunto a l'amorosa reggia vidi onde nacque l'aura dolce et pura ch'acqueta l'aere, et mette i tuoni in bando, Amor ne l'alma, ov'ella signoreggia, raccese 'l foco, et spense la paura: che farrei dunque gli occhi suoi guardando? 114 De l'empia Babilonia, ond'e fuggita ogni vergogna, ond'ogni bene e fori, albergo di dolor, madre d'errori, son fuggito io per allungar la vita. Qui mi sto solo; et come Amor m'invita, or rime et versi, or colgo herbette et fiori, seco parlando, et a tempi migliori sempre pensando: et questo sol m'aita. Ne del vulgo mi cal, ne di Fortuna, ne di me molto, ne di cosa vile, ne dentro sento ne di fuor gran caldo. Sol due persone cheggio; et vorrei l'una col cor ver' me pacificato humile, l'altro col pie', si come mai fu, saldo. 115 In mezzo di duo amanti honesta altera vidi una donna, et quel signor co lei che fra gli uomini regna et fra li dei; et da l'un lato il Sole, io da l'altro era. Poi che s'accorse chiusa da la spera de l'amico piu bello, agli occhi miei tutta lieta si volse, et ben vorrei che mai non fosse inver' di me piu fera. Subito in alleggrezza si converse la gelosia che 'n su la prima vista per si alto adversario al cor mi nacque. A lui la faccia lagrimosa et trista un nuviletto intorno ricoverse: cotanto l'esser vinto li dispiacque. 116 Pien di quella ineffabile dolcezza che del bel viso trassen gli occhi miei nel di che volentier chiusi gli avrei per non mirar gia mai minor bellezza, lassai quel ch'i 'piu bramo; et o si avezza la mente a contemplar sola costei, ch'altro non vede, et cio che non e lei gia per antica usanza odia et disprezza. In una valle chiusa d'ogni 'ntorno, ch'e refrigerio de' sospir' miei lassi, giunsi sol com Amor, pensoso et tardo. Ivi non donne, ma fontane et sassi, et l'imagine trovo di quel giorno che 'l pensier mio figura, ovunque io sguardo. 117 Se 'l sasso, ond'e piu chiusa questa valle, di che 'l suo proprio nome si deriva, tenesse volto per natura schiva a Roma il viso et a Babel le spalle, i miei sospiri piu benigno calle avrian per gire ove lor spene e viva: or vanno sparsi, et pur ciascuno arriva la dov'io il mando, che sol un non falle. Et son di la si dolcemente accolti, com'io m'accorgo, che nessun mai torna: con tal diletto in quelle parti stanno. Degli occhi e 'l duol, che, tosto che s'aggiorna, per gran desio de' be' luoghi a lor tolti, danno a me pianto, et a' pie' lassi affanno. 118 Rimansi a dietro il sestodecimo anno de' miei sospiri, et io trapasso inanzi verso l'extremo; et parmi che pur dianzi fosse 'l principio di cotanto affanno. L'amar m'e dolce, et util il mio danno, e 'l viver grave; et prego ch'egli avanzi l'empia Fortuna, et temo no chiuda anzi Morte i begli occhi che parlar mi fanno. Or qui son, lasso, et voglio esser altrove; et vorrei piu volere, et piu non voglio; et per piu non poter fo quant'io posso; e d'antichi desir' lagrime nove provan com'io son pur quel ch'i' mi soglio, ne per mille rivolte anchor son mosso. 119 Una donna piu bella assai che 'l sole, et piu lucente, et d'altrettanta etade, con famosa beltade, acerbo anchor mi trasse a la sua schiera. Questa in penseri, in opre et in parole (pero ch'e de le cose al mondo rade), questa per mille strade sempre inanzi mi fu leggiadra altera. Solo per lei tornai da quel ch'i' era, poi ch'i' soffersi gli occhi suoi da presso; per suo amor m'er'io messo a faticosa impresa assai per tempo: tal che, s'i'arrivo al disiato porto, spero per lei gran tempo viver, quand'altri mi terra per morto. Questa mia donna mi meno molt'anni pien di vaghezza giovenile ardendo, si come ora io comprendo, sol per aver di me piu certa prova, mostrandomi pur l'ombra o 'l velo o' panni talor di se, ma 'l viso nascondendo; et io, lasso, credendo vederne assai, tutta l'eta mia nova passai contento, e 'l rimembrar mi giova, poi ch'alquanto di lei veggi'or piu inanzi. I'dico che pur dianzi qual io non l'avea vista infin allora, mi si scoverse: onde mi nacque un ghiaccio nel core, et evvi anchora, et sara sempre fin ch'i' le sia in braccio. Ma non me 'l tolse la paura o 'l gielo che pur tanta baldanza al mio cor diedi ch'i' le mi strinsi a' piedi per piu dolcezza trar de gli occhi suoi; et ella, che remosso avea gia il velo dinanzi a' miei, mi disse: " Amico, or vedi com'io son bella, et chiedi quanto par si convenga agli anni tuoi. " " Madonna " dissi " gia gran tempo in voi posi 'l mio amor, ch'i' sento or si infiammato, ond'a me in questo stato altro voler o disvoler m'e tolto. " Con voce allor di si mirabil' tempre rispose, et con un volto che temer et sperar mi fara sempre: Rado fu al mondo fra cosi gran turba ch'udendo ragionar del mio valore non si sentisse al core per breve tempo almen qualche favilla; ma l'adversaria mia che 'l ben perturba tosto la spegne, ond'ogni vertu more et regna altro signore che promette una vita piu tranquilla. De la tua mente Amor, che prima aprilla, mi dice cose veramente ond'io veggio che 'l gran desio pur d'onorato fin ti fara degno; et come gia se' de' miei rari amici, donna vedrai per segno che fara gli occhi tuoi via piu felici. I' volea dir: " Quest'e impossibil cosa "; quand'ella: " Or mira " et leva' gli occhi un poco in piu riposto loco " donna ch'a pochi si mostro gia mai. " Ratto inchinai la fronte vergognosa, sentendo novo dentro maggior foco; et ella il prese in gioco, dicendo: " I' veggio ben dove tu stai. Si come 'l sol con suoi possenti rai fa subito sparire ogni altra stella, cosi par or men bella la vista mia cui maggiore luce preme. Ma io pero da' miei non ti diparto, che questa et me d'un seme, lei davanti et me poi, produsse un parto. " Ruppesi intanto di vergogna il nodo ch'a la mia lingua era distretto intorno su nel primiero scorno, allor quand'io del suo accorger m'accorsi; e 'ncominciai: " S'egli e ver quel ch'i' odo, beato il padre, et benedetto il giorno ch'a di voi il mondo adorno, et tutto 'l tempo ch'a vedervi io corsi; et se mai da la via dritta mi torsi, duolmene forte, assai piu ch'i' non mostro; ma se de l'esser vostro fossi degno udir piu, del desir ardo. " Pensosa mi rispose, et cosi fiso tenne il suo dolce sguardo ch'al cor mando co le parole il viso: " Si come piacque al nostro eterno padre, ciascuna di noi due nacque immortale. Miseri, a voi che vale? Me' v'era che da noi fosse il defecto. Amate, belle, gioveni et leggiadre fummo alcun tempo: et or siam giunte a tale che costei batte l'ale per tornar a l'anticho suo ricetto; i' per me sono un'ombra. Et or t'o detto quanto per te si breve intender puossi. " Poi che i pie' suoi fur mossi, dicendo: " Non temer ch'i' m'allontani ", di verde lauro una ghirlanda colse, la qual co le sue mani intorno intorno a le mie tempie avolse. Canzon, chi tua ragion chiamasse obscura, di': " Non o cura, perche tosto spero ch'altro messaggio il vero fara in piu chiara voce manifesto. I' venni sol per isvegliare altrui, se chi m'impose questo non m'ingano, quand'io parti' da lui. " 120 Quelle pietose rime in ch'io m'accorsi di vostro ingegno et del cortese affecto, ebben tanto vigor nel mio conspetto che ratto a questa penna la man porsi per far voi certo che gli extremi morsi di quella ch'io con tutto 'l mondo aspetto mai non senti', ma pur senza sospetto infin a l'uscio del suo albergo corsi; poi tornai indietro, perch'io vidi scripto di sopra 'l limitar che 'l tempo anchora non era giunto al mio viver prescritto, bench'io non vi legessi il di ne l'ora. Dunque s'acqueti omai 'l cor vostro afflitto, et cerchi huom degno, quando si l'onora. 121 Or vedi, Amor, che giovenetta donna tuo regno sprezza, et del mio mal non cura, et tra duo ta' nemici e si secura. Tu se' armato, et ella in treccie e 'n gonna si siede, et scalza, in mezzo i fiori et l'erba, ver' me spietata, e 'n contra te superba. I' son pregion; ma se pieta anchor serba l'arco tuo saldo, et qualchuna saetta, fa di te et di me, signor, vendetta. 122 Dicesette anni a gia rivolto il cielo poi che 'mprima arsi, et gia mai non mi spensi; ma quando aven ch'al mio stato ripensi, sento nel mezzo de le fiamme un gielo. Vero e 'l proverbio, ch'altri cangia il pelo anzi che 'l vezzo, et per lentar i sensi gli umani affecti non son meno intensi: cio ne fa l'ombra ria del grave velo. Oime lasso, e quando fia quel giorno che, mirando il fuggir degli anni miei, esca del foco, et di si lunghe pene? Vedro mai il di che pur quant'io vorrei quel'aria dolce del bel viso adorno piaccia a quest'occhi, et quanto si convene? 123 Quel vago impallidir che 'l dolce riso d'un'amorosa nebbia ricoperse, con tanta maiestade al cor s'offerse che li si fece incontr'a mezzo 'l viso. Conobbi allor si come in paradiso vede l'un l'altro, in tal guisa s'aperse quel pietoso penser ch'altri non scerse: ma vidil' io, ch'altrove non m'affiso. Ogni angelica vista, ogni atto humile che gia mai in donna ov'amor fosse apparve, fora uno sdegno a lato a quel ch'i' dico. Chinava a terra il bel guardo gentile, et tacendo dicea, come a me parve: Chi m'allontana il mio fedele amico? 124 Amor, Fortuna et la mia mente, schiva di quel che vede e nel passato volta, m'affligon si, ch'io porto alcuna volta invidia a quei che son su l'altra riva. Amor mi strugge 'l cor, Fortuna il priva d'ogni conforto, onde la mente stolta s'adira et piange: et cosi in pena molta sempre conven che combattendo viva. Ne spero i dolci di tornino indietro, ma pur di male in peggio quel ch'avanza; et di mio corso o gia passato 'l mezzo. Lasso, non di diamante, ma d'un vetro veggio di man cadermi ogni speranza, et tutti miei pensier' romper nel mezzo. 125 Se 'l pensier che mi strugge, com'e pungente et saldo, cosi vestisse d'un color conforme, forse tal m'arde et fugge, ch'avria parte del caldo, et desteriasi Amor la dov'or dorme; men solitarie l'orme foran de' miei pie' lassi per campagne et per colli, men gli occhi ad ognor molli, ardendo lei che come un ghiaccio stassi, et non lascia in me dramma che non sia foco et fiamma. Pero ch'Amor mi sforza et di saver mi spoglia, parlo in rime aspre, et di dolcezza ignude: ma non sempre a la scorza ramo, ne in fior, ne 'n foglia mostra di for sua natural vertude. Miri cio che 'l cor chiude Amor et que' begli occhi, ove si siede a l'ombra. Se 'l dolor che si sgombra aven che 'n pianto o in lamentar trabocchi, l'un a me noce et l'altro altrui, ch'io non lo scaltro. Dolci rime leggiadre che nel primiero assalto d'Amor usai, quand'io non ebbi altr'arme, chi verra mai che squadre questo mio cor di smalto ch'almen com'io solea possa sfogarme? Ch'aver dentro a lui parme un che madonna sempre depinge et de lei parla: a voler poi ritrarla per me non basto, et par ch'io me ne stempre. Lasso, cosi m'e scorso lo mio dolce soccorso. Come fanciul ch'a pena volge la lingua et snoda, che dir non sa, ma 'l piu tacer gli e noia, cosi 'l desir mi mena a dire, et vo' che m'oda la dolce mia nemica anzi ch'io moia. Se forse ogni sua gioia nel suo bel viso e solo, et